Nosferatu, il vampiro di Murnau tra esoterismo e storia del cinema
- By: Barbara Giannini
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Dopo il Patto di Versailles (1919), che spogliava la Germania della sua identità e del suo orgoglio, il cinema tedesco vide, tra il 1920 e il 1924, un insistente prolificare di un’idea di contrasto tra caos e tirannia e un nutrito gruppo di pellicole venne dedicato alla rappresentazione di tiranni e alla descrizione dei delitti e delle sofferenze da essi inflitti. Forse, come sostiene S. Kracauer, il motivo è da ricercare nel fatto che la loro fantasia era sollecitata dal timore del bolscevismo o che si ricorresse a certe spaventose visioni per esorcizzare desideri e brame che i tedeschi intuivano in se stessi e che minacciavano di dominarli. Fatto sta che poco più di dieci anni dopo la Germania nazista incarnò proprio quegli incubi che allora il cinema aveva immaginato su pellicola.
Tra i film più famosi di questo genere, spicca Nosferatu il Vampiro di W.F. Murnau (1922), è la prima volta in cui i vampiri appaiono sullo schermo e la prima in cui viene introdotta l’idea che la luce solare fosse per loro letale. La storia è liberamente ispirata al romanzo Dracula di Bram Stoker del 1897 e anche se il titolo, i nomi – il Conte Dracula divenne il Conte Orlok – e i luoghi – da Londra a Wisborg – differiscono dal romanzo, gli eredi di Stoker non tardarono a trascinare Murnau in tribunale, vinsero la causa per violazione dei diritti d’autore e lo costrinsero alla distruzione di tutte le copie dell’opera; tuttavia il regista riuscì a nascondere e salvarne una che nei decenni successivi continuò a girare clandestinamente tra gli estimatori e contribuendo allo sviluppo di pellicole con versioni leggermente differenti.

La causa intentata contro il film fu fatale per la Prana-Film, la piccola casa di produzione cinematografica tedesca fondata nel 1921 da Enrico Dieckmann e dall’esoterista Albin Grau, che si riproponeva di produrre pellicole a tema soprannaturale. Furono proprio Dieckmanm e Grau a commissionare allo sceneggiatore Henrik Galeen la sceneggiatura ispirata al romanzo di Stoker nonostante non possedessero i diritti per il riadattamento cinematografico dell’opera. La condanna a pagare la violazione dei diritti d’autore di Stoker costrinse lo studio a dichiarare bancarotta e di fatto Nosferatu resta il primo e unico film che la Prana abbia mai prodotto.
Ispirate probabilmente dal tema gotico della storia e della magistrale resa sulla pellicola, attorno al film sono sorte numerose leggende che riguardano gli attori e lo stesso regista.
La scelta da parte di Murnau del nome del conte Orlok si suppone possa derivare da una rielaborazione fonetica del termine romeno Ordog, ossia “diavolo”, o dallo slovacco Vrolok che significa proprio “vampiro”. Questo inquietante personaggio incarna il male del mondo e, così come riportato nella didascalia presente nella pellicola, apprendiamo che “Fu Nosferatu che portò la peste nel 1838 a Brema“. Il suo aspetto orrorifico è espressione fisica della pestilenza e del male ancestrale che il vampiro cova dentro di sé.

Nonostante questo personaggio sia volutamente circondato da un’aura di mistero e appaia per soli nove minuti complessivi all’interno della pellicola, la sua immagine è talmente suggestiva che il pubblico non ha potuto evitare di rimanerne, nel bene e nel male, folgorato.
Attorno a questa figura, fin dall’inizio si sono succedute le più disparate voci, alimentate da particolari come quello del nome dell’attore che interpretò il Conte Orlok, Max Schreck, che tradotto letteralmente significa “Massimo Spavento”. Alcune leggende narrano che sotto l’agghiacciante trucco del vampiro si nascondesse lo stesso Murnau, altre addirittura che il regista si fosse recato nei Carpazi per cercare un vero vampiro a cui fare interpretare il ruolo. Tali leggende si sono succedute nei decenni e si sono gonfiate fino a venire rappresentate nel film del 2000 L’ombra del Vampiro, di Elias Merhige, in cui John Malcovich interpreta F.W. Murnau che gira il film mantenendo il più stretto riserbo con la troupe riguardo all’inquietante figura dell’attore Max Schreck – interpretato da Willem Defoe – che a tutti gli addetti ai lavori sembrava non tanto recitare quanto più interpretare se stesso.

All’interno del film, inoltre, alcuni fotogrammi ammiccano agli esoteristi, in special modo in un paio di inquadrature iniziali in cui è visibile la lettera inviata dal Conte Orlok all’agenzia immobiliare, lettera cifrata nella quale sono riconoscibili simboli della Cabala, svastiche, croci maltesi, serpenti, draghi e teschi.
Grazie al suo fascino indiscusso, nel corso degli anni sono stati realizzati numerosi remake di Nosferatu il Vampiro ma il più celebre resta senz’altro quello del 1979 di Werner Herzog intitolato Nosferatu, il Principe della Notte e interpretato da Klaus Kinski. Si tratta di un vero e proprio omaggio che Herzog volle fare a Murnau per aver dato vita a quello che definì “il più grande film mai realizzato nella cinematografia tedesca”.
Nosferatu ebbe un impatto determinante sulla vita di Murnau e continua ad averlo anche dopo la sua morte, avvenuta in California l’11 marzo del 1931, a soli 42 anni, a causa di un incidente d’auto. Nel giugno del 2015 infatti la sua tomba nel cimitero di Stahnsdorf è stata profanata e testa del regista è stata staccata dal corpo e portata via. Sulla base del ritrovamento di residui di cera attorno alla sepoltura, si pensa che l’episodio sia legato a un rito satanico. La testa di Murnau non è mai stata ritrovata.