Herzog e Kinski, realizzare film bellissimi meditando di uccidersi a vicenda
- By: Barbara Giannini
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Per Werner Herzog, Klaus Kinski recitò in cinque film: Aguirre, Furore di Dio (1972), Nosferatu, il principe della notte (1979), Woyzeck (1979), Fitzcarraldo (1982) e Cobra verde (1987). Le loro strade, per un curioso gioco del destino, si incrociarono a Monaco in tempi non sospetti, quando Kinski, che era un giovanissimo attore autodidatta, arrivò nella pensione in cui il futuro regista viveva con sua madre. Quella breve e bizzarra convivenza avrebbe portato i suoi frutti diversi anni dopo, quando Herzog ricordandosi di quel coinquilino che riusciva a stare chiuso in bagno per 48 ore di fila prima di uscire urlando monologhi e distruggendo tutto quello che gli capitava sotto mano, lo volle protagonista nei suoi film.

Kinski, che a 17 anni si era arruolato nella Wehrmact e che era stato fatto prigioniero dagli inglesi durante la Seconda guerra mondiale, iniziò a recitare negli spettacoli organizzati per i prigionieri. Quando poi venne liberato, i suoi genitori persero la vita in un bombardamento degli alleati e la pazzia si impossessò della natura furiosa del giovane Klaus.
Quello che aveva colpito Herzog era infatti proprio questo folle furore da cui Kinski si faceva trascinare in maniera impetuosa. Ma lo stesso regista aveva una personalità estremamente ingombrante e l’incontro tra i due fu l’incontro di due sostanze esplosive.
Herzog aprì la sua prima casa di produzione cinematografica negli anni ’60, la sua inclinazione per l’avventura e l’esplorazione lo portarono, oltre che a girare il mondo, anche a imprimere in lui la sua cifra stilistica come regista. Calata in luoghi incontaminati ai limiti della civiltà, in scenari paralizzanti di natura selvaggia e prevaricante, la sua opera è un connubio tra il film e il documentario, la realtà estatica, come lui la definisce è un sodalizio di grande impatto tra realtà e finzione, ed è ciò che ha reso Herzog l’esponente più importante del Nuovo cinema tedesco.
Negli anni ’70 Herzog cercò Kinski e gli propose il ruolo di protagonista per Aguirre, furore di Dio. Il riusultato fu il capolavoro che tutti conosciamo ma i problemi sul set non mancarono di certo. Fin da subito fu chiaro che le enormi personalità del regista e del protagonista si scontravano procurando terremoti sul set. Le assurde pretese di Kinski, le sue urla e i suoi sbalzi d’umore mettevano a dura prova la pazienza della troupe e degli altri attori provocando scintille, se non addirittura incendi. L’attore arrivò a colpire con una spada le teste di tre comparse che rimasero illese grazie alla protezione fornita dai costumi di scena.

Nonostante i problemi sul set, il regista continuò a volere Kinski nei suoi film e sia nel caso di Woyzeck sia in quello di Nosferatu, il principe della notte, entrambi del 1979, cuce le personalità dei protagonisti proprio addosso a quella dell’attore. I personaggi di entrambe le pellicole infatti, quello del soldato Woyzeck che assassinò la moglie per gelosia, ispirato al dramma teatrale di Büchner, e quella del conte Orlok, il Vampiro del remake di Nosferatu di Murnau, vivono distaccati dalla realtà e dalla società sopraffatti da una personalità schizofrenica e delirante.
La situazione degenerò completamente durante le riprese di Fitzcarraldo del 1982, il film più rappresentativo del grande regista tedesco.
Sul set del film, che era ambientato quasi interamente nella foresta pluviale, gli accessi d’ira di Kinski non avevano freni, sbraitava in maniera violenta e incontrollata contro la troupe e contro lo stesso Herzog, rendendo il lavoro estenuante per tutti, costretti a subire la furia dell’attore che in alcuni casi sfociava in vera e propria violenza. Le sue scenate toccarono il limite della pazzia, tanto che il capo di una tribù di indios, che facevano da comparse per il film, un giorno prese da parte il regista e gli disse con molta franchezza “Posso ucciderlo se vuoi, basta che tu mi dica di sì e io te ne libero per sempre, ci penso io”. Herzog rifiutò l’offerta ma in alcuni momenti arrivò a pentirsene, soprattutto quando Kinski, in preda ai suoi isterismi, minacciò di abbandonare il set e per tutta risposta il regista gli puntò contro una pistola carica. Nel documentario Kinski, il mio nemico più caro (1999), il Herzog richiama alla mente le parole che disse all’attore in quell’occasione: “Ci sono otto colpi qui dentro. Se adesso te ne vai, sette sono per te”, specificando che avrebbe utilizzato l’ultimo per suicidarsi.
Sia Herzog che Kinski passavano dal meditare l’omicidio l’uno dell’altro a uno stato di sinergia creativa e artistica insostituibile. Il risultato sono film straordinari ma quello che c’è dietro il binomio Herzog-Kinski è una storia altrettanto imperdibile.